Monitoraggio ambientale
MONITORAGGIO AMBIENTALE
ENEA: grazie al sistema multisensoriale MONICA, un progetto coinvolgerà i cittadini nel monitoraggio della qualità dell’aria al fine di predisporre misure ottimali di pianificazione urbana
19.10.2018
Testo dell’articolo
Questo obiettivo è reso possibile grazie a MONICA (MONItoraggio Cooperativo della qualità dell’Aria), un innovativo sistema multisensoriale, portatile e a basso costo, sviluppato nei laboratori di Sensoristica Avanzata del Centro Ricerche ENEA di Portici. Il dispositivo consentirà ai cittadini coinvolti di misurare i livelli di qualità dell’aria, e di conoscere in tempo reale la loro esposizione qualitativa a vari inquinanti atmosferici (monossido di carbonio CO, biossido di azoto NO2, ozono O3) mentre si spostano nell’area urbana.
MONICA è in grado di affiancare le informazioni provenienti dalle centraline di monitoraggio installate in città, fornendo indicazioni sintetiche sulla qualità dell’aria e sugli inquinanti atmosferici presenti nei luoghi in cui si trova il suo utilizzatore. In particolare, mediante un’apposita applicazione per smartphone e tablet, i dati istantanei sulla qualità dell’aria raccolti da MONICA saranno integrati con quelli delle centraline fisse dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania (ARPAC), permettendo la creazione di mappe ad alta risoluzione spaziale e temporale. La piattaforma elabora il livello complessivo di esposizione, lo indica sulla mappa del percorso da effettuare, e, come una specie di “navigatore antismog”, permette di cercare strade alternative meno inquinate.
Images credit: ENEA
Air-Heritage vede la partecipazione, tra gli altri, oltre al Comune, come capofila, e al Centro Ricerche ENEA di Portici, nel ruolo di coordinatore scientifico, dell’ARPAC e del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II. Il progetto prevede campagne orientate al cambiamento comportamentale che privilegi gli spostamenti in città a piedi, in bici o con i mezzi pubblici. I modelli comportamentali che integreranno la campagna di monitoraggio con MONICA saranno basati su spostamenti a piedi, bici tradizionali ed elettriche (quest’ultime messe a disposizione dal Comune) e mezzi pubblici, soprattutto nel percorso casa-scuola. Nel monitoraggio saranno utilizzati fino a 40 dispositivi “smog tracker” MONICA.
Oltre alle informazioni sulla propria esposizione personale agli inquinanti e sulle zone più esposte al fenomeno, i cittadini coinvolti parteciperanno con i loro dati al processo decisionale, innescando un circolo virtuoso di partecipazione con benefici finali sulla salute e sull’economia.
Testo redatto su fonte ENEA del 18 ottobre 2018
Per approfondimenti su MONICA: www.citizenscience.enea.it/progetto-monica
Image credit: EarthSense Systems
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MONITORAGGIO DELL’ATMOSFERA
Sentinel-5P ha iniziato a fornire le prime immagini ad alta risoluzione sull’inquinamento dell’atmosfera terrestre, fornendo dati utili per comprenderne i cambiamenti
28.12.2017
Testo dell’articolo
Ogni 24 ore la nuova sentinella analizzerà di strati dell’atmosfera che circonda la Terra, grazie a uno strumento all’avanguardia, Tropomi (Tropospheric Monitoring Instrument), dedicato alla mappatura di numerosi di gas traccia come diossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride solforosa, metano, monossido di carbonio (immagini sotto) e aerosol.
Images credit: Copernicus Sentinel data (2017)/ESA/SRON
Sentinel-5P ha inviato le sue prime immagini dell’inquinamento presente nell’atmosfera dell’Europa e della Terra nel suo complesso. Gli esperti considerano eccezionali queste prime immagini, per la qualità dei dati, la risoluzione e il dettaglio mai raggiunti prima a questi livelli, aspetti che fanno entrare il monitoraggio dell’aria in una nuova era.
Una di queste prime immagini mostra la presenza di NO2 nell’atmosfera sopra l’Europa. Il biossido di azoto, causato principalmente dai gas di scarico delle automobili e dai combustibili fossili impiegati nei processi produttivi, è particolarmente concentrato in quattro aree: la Pianura Padana in Italia, la Ruhr in Germania, alcune zone dei Paesi Bassi e della Spagna.
Altri dati forniti da Sentinel-5P hanno consentito di creare una mappa mondiale del monossido di carbonio, che risulta particolarmente concentrato in alcune parti di Asia, Africa e America meridionale. Il satellite inoltre ha rilevato alti livelli di inquinamento in alcuni aree dell’India dove
sono insediati impianti per la produzione di energia.
Quando, da 800 km di altezza, Sentinel-5P entrerà nella fase di piena operatività, che durerà almeno 7 anni, darà una visione globale della nostra atmosfera con una precisione molto elevata, generando una grande quantità di dati che saranno disponibili per lungo tempo al fine di comprendere in maniera più approfondita i cambiamenti che sta subendo il nostro pianeta.
Testo redatto su fonte ASI del 13 ottobre 2017 e su Europa Informa del 6 dicembre 2017
Per approfondimenti: Copernicus/Sentinel-5P
Image credit: Copernicus Sentinel data (2017)/KNMI/ESA
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MONITORAGGIO DELLA TERRA
COSMO-SkyMed, il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, è l’unica infrastruttura strategica di questo tipo esistente oggi a livello mondiale
23.12.2017
Testo dell’articolo
Si tratta della più impegnativa impresa spaziale realizzata dal nostro Paese nel campo dell’Osservazione della Terra e del primo sistema al mondo concepito per un utilizzo duale, sia di tipo civile sia militare, come in particolare il controllo di sicurezza del territorio, finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) in partnership con il Ministero della Difesa.
Realizzato su commissione dell’Agenzia Spaziale Italiana da Thales Alenia Space Italia per il Segmento Spaziale e da Telespazio per il Segmento di Terra (entrambe joint-venture Leonardo e Thales), COSMO-SkyMed è una costellazione satellitare equipaggiata con sensori Radar ad Apertura Sintetica (SAR) operanti in Banda X che permettono di osservare il nostro Pianeta sia di giorno che di notte e in qualsiasi condizione meteorologica.
Il Radar in Banda X permette la produzione di immagini con differente risoluzione e dimensione dell’area osservata, caratteristica questa che fa di COSMO-SkyMed un sistema user-oriented che risponde sia alle esigenze della comunità scientifica che alle necessità più generali della popolazione di monitorare l’ambiente e di migliorare la sicurezza sul territorio, soddisfacendo pienamente le varie finalità applicative, istituzionali e anche commerciali. La sua caratteristica duale ha richiesto, inoltre, l’adozione di misure e tecnologie capaci di tutelare la sicurezza e la riservatezza del Sistema e delle informazioni gestite.
COSMO-SkyMed è un sofisticato sistema che “osserva” l’intero globo terrestre, fornendo informazioni utilizzabili per diverse applicazioni, grazie all’elevata risoluzione delle 1.800 immagini prodotte ogni 24 ore, ai ridottissimi tempi di “rivisitazione” dei luoghi rilevati e alla rapidità con cui i dati sono resi disponibili alle differenti tipologie di utenza.
Il sistema viene utilizzato soprattutto per l’osservazione del territorio e la gestione/prevenzione dei disastri ambientali sia naturali sia di origine antropica, il monitoraggio costiero, dei ghiacci, delle risorse agricole e forestali e il controllo urbano degli edifici. La distribuzione dei dati a livello istituzionale sia nazionale sia mondiale (centri di ricerca, università, amministrazioni pubbliche, Agenzie Spaziali, ecc.) è effettuata direttamente dall’ASI, mentre la commercializzazione delle immagini è affidata alla società e-GEOS nata dalla collaborazione tra Telespazio e ASI. Ad oggi più di 1.000.000 di prodotti generati dalla analisi dei dati acquisiti sono stati distribuiti a livello mondiale.
Gli oltre 10 anni di COSMO-SkyMed ricordano che il climate change si contrasta anche con la ricerca spaziale, che è in grado di fornire una visione complessiva dei dati rilevanti per il monitoraggio dello stato di salute della Terra: delle 50 variabili fondamentali per l’analisi del clima 26 sono infatti osservabili dai satelliti. Si tratta, quindi, di una infrastruttura strategica che grazie ai due satelliti di Seconda Generazione, attualmente in fase di costruzione, permetteranno di mantenere in condizioni ottimali la costellazione negli anni a venire, aumentando, con le osservazioni ad alta precisione, anche il potenziale commerciale e scientifico dei dati osservativi, dati per i quali vi è una richiesta crescente a livello mondiale.
Una costellazione unica al mondo e di fondamentale importanza nel contesto dell’attuale scenario della Space Economy europea e nazionale e che, nel futuro prossimo, potrà contare sulla continuità dei suoi servizi grazie alla realizzazione della costellazione COSMO-SkyMed di Seconda Generazione che sarà composta da due nuove unità tecnologicamente migliorate ed in grado di fornire performance ancora superiori. Il primo dei due nuovi satelliti sarà lanciato nel corso del 2018 e sarà seguito dal secondo a distanza di un anno ed entrambi si integreranno operativamente con i satelliti già in orbita.
Testo redatto su fonte ASI del 7 giugno 2017
Per approfondimenti su COSMO-SkyMed: www.asi.it/it/attivita/osservare-la-terra/osservazione-della-terra/cosmo-skymed
Image credit: Thales Alenia Space
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MONITORAGGIO DEL SUOLO
Grazie alla tecnica dell’interferometria satellitare, il progetto PROTHEGO consentirà di monitorare con elevata precisione la deformazione del suolo dei siti UNESCO in Europa
12.12.2015
Testo dell’articolo
Il progetto, scelto nel quadro del programma di JPI (Joint Program Initiative) per i Beni Culturali dell’UE 2015-2018 tra gli oltre 350 proposti all’Unione Europea, è coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), e sarà sviluppato in collaborazione con il Natural Environment Research Council (NERC) inglese, la Cyprus University of Technology (CUT), l’Università di Milano Bicocca e l’Instituto Geológico y Minero de España (IGME). Numerosi i soggetti interessati: il focal point dell’UNESCO, le Soprintendenze di Roma Capitale e di Pompei, l’European Space Agency (ESA), l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR).
Da tempo l’ISPRA si muove per l’applicazione in campo ambientale delle nuove tecnologie spaziali e nel caso di PROTHEGO, in stretta collaborazione con i partner inglesi dei NERC, utilizzerà tali tecniche per i beni culturali UNESCO presenti sul territorio europeo, in modo da monitorare qualsiasi instabilità dovuta a cause naturali (frane, terremoti o altro) o a deformazioni strutturali del bene stesso. L’uso dei satelliti, equipaggiati con sensori radar, consente oggi di effettuare misure di alta precisione e dall’impatto estremamente contenuto, se non nullo come in questo caso, sui monumenti e siti di interesse artistico, una prospettiva praticamente impensabile fino a qualche anno fa.
PROTHEGO intende quindi da un lato migliorare la gestione dei beni culturali a livello nazionale, rafforzando il sostegno istituzionale e la governance attraverso la conoscenza e l’innovazione, in particolare identificando, valutando e monitorando i rischi a cui sono potenzialmente soggetti, e dall’altro contribuire ad una politica di prevenzione che sia la più avanzata possibile.
Testo redatto su fonte ISPRA del 4 dicembre 2015
Image credit: Remote Sensing (2014) DOI: 10.3390/rs61110510
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INONDAZIONI ED ESONDAZIONI
Un modello in grado di simulare le inondazioni da tsunami nel Mediterraneo Orientale potrebbe aiutare a identificare le coste più a rischio e a pianificare le azioni di difesa
25.10.2015
Testo dell’articolo
Ma cosa succederebbe se nel Mediterraneo si verificasse realmente uno tsunami? Considerata l’importanza che rivestirebbe un tale evento, un team di ricerca italo-greco ha voluto capire in che modo sarebbero colpite le aree costiere interessate se subissero gli effetti di maremoti generati nel Mediterraneo Orientale, regione questa che non soltanto è la più attiva in termini di sismicità e movimenti tettonici, ma è anche quella che in passato è stata soggetta a numerosi eventi di questo tipo.
Pubblicato su Ocean Science, rivista della European Geosciences Union (EGU), nell’articolo “Simulation of tsunami generation, propagation and coastal inundation in the Eastern Mediterranean“, lo studio descrive un modello in grado di simulare sia la propagazione delle onde di maremoti generati in prossimità della Sicilia orientale e dell’Isola di Creta, che le conseguenti inondazione subite da alcune loro zone costiere. Per ottenere questo risultato, i ricercatori hanno sviluppato un modello computazionale 2D che, tenendo conto della profondità del fondo marino e delle caratteristiche topografiche del litorale, è in grado di ricostruire come le onde di tsunami potrebbero formarsi, propagarsi nel Mediterraneo e inondare l’entroterra. Questo modello dà la possibilità di simulare onde generate sia da sismi in mare che da terremoti sulla terra ferma, mostrando anche in che modo esse evolvono man mano che si avvicinano alle coste e cosa accade quando impattano sulle stesse.
Considerando terremoti di magnitudo 7.0, i risultati mostrano che, in entrambi i casi, gli tsunami arriverebbero ad inondare le aree costiere esaminate fino ad un’altezza di circa 5 m sul livello del mare, con gli effetti più gravi a Creta, dove finirebbero sommersi dall’acqua circa 3,5 km2 di territorio. L’importanza di queste simulazioni risiede nella possibilità di poter utilizzare i dati ottenuti per creare un database completo dei possibili scenari di tsunami nel Mediterraneo, identificando le regioni costiere più a rischio e pianificando le possibili azioni di difesa.
Testo redatto su fonte Università di Bologna del 21 settembre 2015
Per approfondimenti: Simulation of tsunami generation, propagation and coastal inundation in the Eastern Mediterranean – Ocean Science | 27.08.2015
Image credit: Samaras et al./Ocean Science, 2015
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MONITORAGGIO DELL’AMBIENTE MARINO
“subCULTron”, progetto che mira a stabilire nuovi standard nel campo del monitoraggio ambientale sottomarino, grazie a 120 AUVs che opereranno nella Laguna di Venezia
17.10.2015
Testo dell’articolo
Nello specifico, un team internazionale di scienziati europei sta progettando 120 veicoli subacquei autonomi o AUVs (Autonomous Underwater Vehicles), robot non controllati dall’uomo, perché comunicano e interagiscono in modo indipendente tramite algoritmi bio-ispirati. Gli AUVs del progetto appartengono a tre diverse tipologie (con design bio-ispirato), ognuna delle quali è specializzata per un determinato compito:
– gli “aFish“, lunghi all’incirca 30 cm, sono ispirati ai pesci veri e propri, e come essi sono agili, veloci e in grado di eseguire immersioni profonde;
– gli “aPads“, ispirati alle ninfee, galleggiano sulla superficie dell’acqua e sono in grado di reagire allo spostamento delle fonti luminose cambiando l’orientamento delle loro “foglie” dotate di pannelli solari;
– gli “aMussels“, ispirati alle cozze e dotati di un guscio protettivo, sono stati progettati per posarsi sui fondali marini e raccogliere dati; per spostarsi utilizzano l’energia ottenuta sfruttando le turbolenze dell’acqua.
Già a partire dal 2016, ma soprattutto dal 2017, i canali di Venezia, le saline e gli allevamenti di mitili della Laguna ospiteranno sciami di piccoli sottomarini che “dialogheranno” tra loro autonomamente per rilevare quanti più dati possibili sui i diversi habitat in cui si troveranno ad operare. Questo aiuterà ad avere una migliore comprensione degli effetti dell’influenza antropica sul corpo idrico della Laguna, consentendo ai ricercatori di programmare gli interventi di protezione più opportuni. I dati ottenuti con “subCULTron” (dalla salinità dell’acqua ai mutamenti dei fondali), oltre ad essere analizzati dagli scienziati, saranno poi pubblicati su Google Maps per essere liberamente usufruibili online attraverso computer, tablet e smartphone.
I soggetti partecipanti al progetto sono: Artificial Life Lab/University of Graz (Austria) – Coordinatore, Université Libre de Bruxelles (ULB) (Belgio), Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Italia), Faculty of Electrical Engineering and Computing/University of Zagreb (Croazia), CORILA (Consortium for coordination of research activities concerning the Venice lagoon system) (Italia), Cybertronica Research (Research Center of Advanced Robotics and Environmental Science) (Germania), Armines (Francia).
Testo redatto su fonte “subCULTron project” del 7 ottobre 2015
Per approfondimenti: www.subcultron.eu
Image credit: Artificial Life Lab/University of Graz, 2015
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MONITORAGGIO DELL’AMBIENTE MARINO
Parte EMSODEV, progetto europeo che installerà sensori e dispositivi per rendere omogenei i dati acquisiti dai vari osservatori sottomarini dell’infrastruttura EMSO
01.10.2015
Testo dell’articolo
EMSO è un’infrastruttura di ricerca europea a scala continentale nel settore delle scienze ambientali: comprende 11 osservatori marini e 4 siti per test in acque basse dedicati al monitoraggio di lungo periodo di processi ambientali che interessano la geosfera, la biosfera e l’idrosfera e le loro interazioni in mare profondo con trasferimento a terra dei dati anche in tempo reale. Posizionati in acque europee dall’Artico all’Atlantico al Mediterraneo fino al Mar Nero, gli osservatori formano una infrastruttura a scala continentale al servizio della comunità scientifica internazionale.
Nello specifico EMSODEV ha il compito di sviluppare e installare EGIM (EMSO Generic Instrument Module), un nuovo modulo di monitoraggio multidisciplinare costituito da una serie di sensori e dispositivi che renderanno omogenei gran parte dei dati acquisiti dagli osservatori di EMSO facilitandone il loro confronto. I dati saranno così gestiti e resi fruibili in maniera unificata al fine di realizzare servizi e prodotti utilizzabili da un vasta platea di utenti.
EMSO è gestita da EMSO ERIC (European Research Infrastructure Consortium), il consorzio europeo (i cui 10 Paesi membri sono Italia (coordinatore), Spagna, Francia, Romania, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Portogallo, Germania e Olanda) che ha l’obiettivo di promuovere attivamente la ricerca scientifica europea sull’ambiente marino profondo. Il Consorzio opera sotto l’egida della Commissione Europea e con il supporto finanziario dei Ministeri della Ricerca dei Paesi Membri partecipanti, tra cui il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), incaricato dal MIUR, rappresenta l’Italia nel consorzio e coordina la partecipazione degli enti di ricerca italiani interessati e la gestione degli osservatori di competenza italiana.
Con una durata di 3 anni, EMSODEV potrà contare su 4,3 milioni di euro da parte della Commissione Europea, un finanziamento che rientra nell’ambito del programma quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020.
Gli enti di ricerca che partecipano a EMSODEV sono: INGV (Italia, coordinatore), Ifremer (Francia), HCMR – Hellenic Centre for Marine Research (Grecia), CSIC – Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (Spagna), NOCS – National Oceanographic Center Southampton (Regno Unito), Marine Institute (Irlanda), MARUM – Center for Marine Environmental Sciences/University of Bremen (Germania), IPMA – Instituto Portugues do Mar e Atmosfera (Portogallo) e GeoEcoMar (Romania).
Testo redatto su fonte INGV del 29 settembre 2015
Per approfondimenti su EMSO: www.emso-eu.org
Image credit: Stefano Aliani/EMSO-MedIT, 2013
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MONITORAGGIO DELLA TERRA
Le prime immagini inviate dal satellite europeo SENTINEL-2A promettono di rivoluzionare i servizi offerti nei settori agricoltura, silvicoltura e pianificazione urbana
19.09.2015
Testo dell’articolo
SENTINEL-2 permetterà di fornire dati per il programma di servizi di mappatura del territorio, e costituirà la base per una vasta gamma di applicazioni che spaziano dall’agricoltura alla silvicoltura, dal monitoraggio ambientale alla pianificazione urbana. SENTINEL-2A è il secondo satellite del programma COPERNICUS, e segue il satellite radar SENTINEL-1A lanciato lo scorso anno. Nello specifico, SENTINEL-2A fornirà immagini ottiche su un ciclo di passaggi di cinque giorni, una volta che il suo gemello SENTINEL-2B sarà lanciato nel 2016. Entro il 2018 l’Europa punta a completare lo schieramento delle prime tre coppie di satelliti (SENTINEL 1, 2 e 3).
Appena quattro giorni dopo essere stato messo in orbita, SENTINEL-2A ha già inviato le prime immagini della Terra, offrendo una spettacolare visione a colori del territorio. Con un’ampiezza di copertura di 290 km, la prima acquisizione del satellite è iniziata in Svezia, mentre l’osservazione, procedendo lungo una striscia tra l’Europa centrale ed il Mediterraneo, è terminata in Algeria. I dati ottenuti sono stati quindi inviati in tempo reale alla stazione italiana di Matera per il loro processamento.
Dotata del MultiSpectral Instrument (MSI), una sofisticata strumentazione che misura la radiazione riflessa utilizzando 13 bande spettrali (dalla “Visible and Near InfraRed – VNIR” alla “ShortWave InfraRed – SWIR”) con risoluzioni spaziali di 10, 20 e 60 m, SENTINEL-2 consentirà una mappatura del territorio ad un livello senza precedenti. L’MSI sarà calibrato durante la fase di messa in servizio (che verrà completata nell’arco di 3 mesi), ma la qualità delle prime immagini arrivate va già oltre le aspettative. SENTINEL-2 è la prima missione di questo genere che utilizzerà tre bande nel “limite rosso” per fornire informazioni fondamentali sullo stato della vegetazione.
Testo redatto su fonte ESA del 29 giugno 2015
Per approfondimenti:
Programma COPERNICUS: www.copernicus.eu
Missioni SENTINEL: sentinel.esa.int
Image credit: Copernicus Sentinel data (2015)/ESA
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MONITORAGGIO DEL SUOLO
Utilizzando dati satellitari e GPS, uno studio sui fenomeni di sollevamento dei Campi Flegrei fornisce strumenti innovativi per affrontare eventuali future crisi vulcaniche
03.09.2015
Testo dell’articolo
Lo studio, pubblicato su Scientific Reports nell’articolo “Magma injection beneath the urban area of Naples: a new mechanism for the 2012–2013 volcanic unrest at Campi Flegrei caldera”, rientra tra le attività di monitoraggio promosse dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e di quelle svolte nell’ambito del progetto europeo MED-SUV (MEDiterraneanSUpersite Volcanoes).
Negli scorsi millenni la caldera dei Campi Flegrei ha prodotto eruzioni di grandi dimensioni: 40.000 anni fa quella dell’Ignimbrite Campana e 15.000 anni fa quella del Tufo Giallo Napoletano, che hanno fatto crollare la parte superficiale del vulcano per centinaia di metri, formando l’attuale struttura. Dopo l’ultima eruzione del 1538, che ha prodotto il cratere di Monte Nuovo, il suolo dei Campi Flegrei, ha iniziato a sprofondare lentamente per secoli, interrompendo questo andamento intorno al 1950, quando l’area flegrea ha ripreso a sollevarsi (bradisisma). Tra il 1982 e il 1985 il suolo si è sollevato di quasi 2 m, ed è stato accompagnato da terremoti, causando l’evacuazione di migliaia di abitanti della città di Pozzuoli. Nel 2005 il suolo ha ripreso a sollevarsi lentamente (fino a quasi 30 cm negli ultimi 10 anni), ed i terremoti di bassa magnitudo sono ricomparsi.
I risultati della ricerca sono di grande importanza per l’interpretazione dei dati acquisiti dalle nuove generazioni di satelliti (come la costellazione SENTINEL del Programma Europeo Copernicus dell’European Space Agency – ESA) e dai nuovi sistemi di monitoraggio geofisico, integrati con le nuove metodologie di analisi, perché possono fornire uno strumento utile ad affrontare eventuali future crisi vulcaniche ai Campi Flegrei.
Testo redatto su fonte INGV del 18 agosto 2015
Per approfondimenti: Magma injection beneath the urban area of Naples: a new mechanism for the 2012–2013 volcanic unrest at Campi Flegrei caldera – Scientific Reports | 17.08.2015
Image credit: ASI/CNR/INGV
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MONITORAGGIO DELL’ATMOSFERA
L’ENEA sperimenta con successo BILLI, un avanzato radar-laser che aiuterà a migliore le previsioni delle eruzioni vulcaniche misurando la concentrazione di CO2 nei gas
28.08.2015
Testo dell’articolo
Nello specifico, BILLI è un radar-laser, o LIDAR (LIght Detection And Ranging), basato su una tecnologia molto sofisticata, che permette, per la prima volta, di misurare la concentrazione di biossido di carbonio (CO2) nei gas vulcanici, un’operazione che, eseguita con altre tecniche, è rara, lenta, complessa e pericolosa, anche a causa della distanza di sicurezza da mantenere. Attraverso un sistema di specchi, il fascio laser può essere orientato in qualsiasi direzione, permettendo di effettuare scansioni dei pennacchi vulcanici, simili alle tomografie. Lo strumento è stato sperimentato per 24 ore consecutive presso il Vulcano Stromboli, ed ha fornito in automatico immagini 3D del pennacchio fino a 3.000 m di distanza.
Riuscire ad analizzare il contenuto di CO2 dei fumi che fuoriescono dai crateri costituisce un indizio importante per la previsione di eventuali eruzioni, oltre che un grande risultato scientifico e tecnologico. Una misura del genere non era mai stata realizzata in precedenza, e BILLI permette di effettuare scansioni con rapidità e continuità molto superiori a quelle ottenute finora. Visti i risultati positivi, si prevede che a breve si potranno installare radar-laser fissi per sorvegliare i vulcani più pericolosi.
La tecnologia radar-laser di BILLI si presta anche ad altre applicazioni in ambienti ostili, come i luoghi dove si è sviluppato un incendio o in contesti industriali o cittadini dove ci sono emissioni dovute a processi di combustione.
Testo redatto su fonte ENEA del 26 agosto 2015
Image credit: ENEA
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CONTROLLO DEL TERRITORIO
Il satellite ATHENA-FIDUS a servizio di CLOSEYE, il progetto UE per la ricerca di tecnologie e soluzioni innovative per il controllo delle frontiere e la sorveglianza marittima
21.07.2015
Testo dell’articolo
La sperimentazione messa a punto attraverso CLOSEYE ha utilizzato un canale di telecomunicazione a larga banda del payload dell’ASI a bordo del satellite italo-francese ATHENA-FIDUS (Access on THeatres and European Nations for Allied forces – French Italian Dual Use Satellite). Si tratta di un sistema satellitare per servizi di comunicazione a “banda larga” per usi governativi duali (civili e militari), sviluppato dall’ASI e dal Centre National d’Etudes Spatiales (CNES) nell’ambito di accordi di collaborazione sottoscritti dalle Agenzie Spaziali e dai Ministeri della Difesa italiano e francese.
ATHENA-FIDUS realizza una rete di telecomunicazioni per usi militari e civili governativi (sicurezza, vigili del fuoco, carabinieri ecc.) indipendente da quella terrestre, in grado di operare in ogni condizione di calamità, interruzione delle reti convenzionali, di intervento in territori all’estero con comunicazioni sicure. Il sistema si basa su tecnologie derivate dal settore civile.
Tracciati radar, immagini ottiche e SAR da mezzi aerei vengono raccolti e inviati grazie al satellite direttamente al centro della Marina Militare. La sperimentazione permette, durante tutta la fase di test, una condivisione ampia e veloce dei dati strategici con i principali enti coinvolti nella sorveglianza costiera, direttamente dagli scenari operativi al centro di raccolta nazionale. In questo modo, grazie alla banda larga del satellite, è possibile avere comunicazioni strategiche e costanti che possono ovviare a qualsiasi problema legato alle comunicazioni satellitari commerciali o di rete fissa.
Testo redatto su fonte ASI dell’1 luglio 2015
Per approfondimenti sul progetto CLOSEYE: www.closeye.eu
Image credit: Thales Alenia Space/Telespazio
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MONITORAGGIO DELLA TERRA
ASI e ISPRA sottoscrivono un accordo per una strategia condivisa, mediante un impiego efficace ed efficiente delle risorse, nell’ambito delle rispettive competenze
P24.03.2015
Testo dell’articolo
L’intesa definisce gli obiettivi strategici del sistema nazionale spaziale, identificando le priorità e le necessità in materia ambientale che possono essere validamente affrontate e risolte, attraverso l’utilizzo delle tecnologie e infrastrutture spaziali messe in campo dall’ASI. Con l’Accordo si potenzieranno le attività congiunte di ricerca scientifica e di servizio operativo, attraverso il coordinamento delle risorse umane e infrastrutturali messe a disposizione dall’ASI e dall’ISPRA. Lo scopo è la definizione di una piattaforma unica di gestione dei dati geospaziali e l’integrazione nel Collaborative Ground Segment italiano – di cui l’ASI è il National Point of Contact (NPC) per il sistema Copernicus – per favorire il rafforzamento dei mezzi a disposizione di entrambi gli enti, delle professionalità e delle produzioni, in modo da garantire la interoperatività e la condivisione, anche in tempo reale, dei dati e delle informazioni in essa conservati.
Sulla base dell’Accordo, l’ISPRA partecipa in qualità di utente di riferimento allo sviluppo, alla sperimentazione e alla validazione di sistemi spaziali, delle loro componenti di terra. S’impegna inoltre, nell’ambito dei propri compiti, al controllo, monitoraggio, analisi, valutazione e reporting ambientali, individuando e diffondendo buone pratiche di utilizzo di dati, informazioni, prodotti e servizi generati dall’osservazione della Terra da missioni nazionali, europee (Copernicus) e internazionali.
L’ASI, da parte sua, assicura l’accesso agli utilizzatori civili istituzionali dei dati acquisiti dal sistema duale italiano COSMO-SkyMed e delle altre missioni nazionali, o realizzate in cooperazione, e affida all’ISPRA la cura della catalogazione e la raccolta dei dati geografici, territoriali ed ambientali.
Per il Prof. Roberto Battiston, Presidente dell’ASI, “l’uso dei dati satellitari dei sistemi italiani ed europei ci confermano ancora una volta l’importanza del supporto spaziale nella realizzazione di applicazioni e servizi a beneficio dei cittadini. Dalla collaborazione con ISPRA ci attendiamo importanti ricadute nell’ambito della promozione della ricerca e sviluppo, dell’innovazione, del migliore utilizzo delle risorse spaziali e delle infrastrutture di terra: tutti ambiti nei quali l’ASI sta investendo molto”.
Per Bernardo De Bernardinis, Presidente dell’ISPRA, “l’Accordo si inserisce in un percorso intrapreso dall’ISPRA che prevede una rete di collaborazioni tra i vari enti di ricerca, per incrementare ed ottimizzare le reciproche potenzialità. I dati reperiti attraverso le tecnologie satellitari, settore in cui l’Italia è assolutamente all’avanguardia nel panorama europeo, saranno omogenei, condivisi e soprattutto accessibili agli utenti che ne hanno bisogno per le loro attività di gestione del territorio”.
Testo redatto su fonte ASI del 23 marzo 2015
Per approfondimenti sul sistema Copernicus: www.copernicus.eu
Image credit: ESA/ATG medialab, 2014
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MONITORAGGIO DELL’AMBIENTE URBANO
L’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) ha pubblicato il “Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano 2014″, con dati e tendenze relative all’anno di riferimento 2013
24.07.2014
Testo dell’articolo
Nel 2013, per il secondo anno consecutivo, si riducono i tassi di motorizzazione nei capoluoghi di provincia: 613,2 autovetture e 132,7 motocicli ogni mille abitanti (rispettivamente -0,9 e -0,6% nel confronto con l’anno precedente 2012). Più marcato il calo della domanda di trasporto pubblico locale, che scende da 201,1 a 188,6 passeggeri annui per abitante.
Si diffondono le iniziative a favore della mobilità sostenibile: cresce l’offerta di car sharing, presente in 23 città (soprattutto al Nord) e quella di bike sharing, attivato in 66 città. Dei 116 capoluoghi, 36 dispongono di almeno 34 km di piste ciclabili.
Si conferma il trend di miglioramento della qualità dell’aria per le polveri sottili: rispetto al 2012 diminuisce da 52 a 44 il numero di capoluoghi dove il valore limite per la protezione della salute umana previsto per il PM10 viene superato per più di 35 giorni. Miglioramenti si riscontrano al Nord (da 37 a 32) e, in proporzione, soprattutto al Centro (da 9 a 6). Nel Mezzogiorno si evidenzia un peggioramento in Campania (da 2 a 4 dei capoluoghi della regione).
In 17 capoluoghi sono state attuate politiche di limitazione della circolazione del traffico privato di tipo sia emergenziale (a seguito di superamenti dei valori limite di un inquinante), sia programmato (a scopo preventivo o di riduzione progressiva delle emissioni); 28 capoluoghi hanno limitato la circolazione solo con blocchi programmati.
Sono 88 i comuni che nel 2013 hanno effettuato attività di misurazione del rumore finalizzate alla verifica del rispetto dei valori limite imposti dalla normativa (erano 91 nel 2012).
Nel 47,9% dei controlli è stato riscontrato almeno un superamento dei limiti dell’inquinamento acustico (-5,1 punti percentuali rispetto al 2012).
Nel 2013, il verde urbano pubblico rappresenta il 2,7% del territorio dei comuni capoluogo di provincia, oltre 577 milioni di m2 (+0,7% rispetto all’anno precedente) che corrispondono ad una disponibilità media di 32,2 m2 per abitante.
Ricadono in “aree naturali protette” oltre 3.200 km2 del territorio dei capoluoghi (pari al 15,8%). In 43 comuni è stata individuata una rete ecologica, a tutela del mantenimento della biodiversità anche in ambito urbano.
Sono 57 le amministrazioni che hanno attivato orti urbani da dare in gestione ai cittadini.
Testo redatto su fonte ISTAT del 22 luglio 2014
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MONITORAGGIO DELL’AMBIENTE MARINO
Costa Concordia: per monitorare eventuali sversamenti di liquidi in mare saranno utilizzate le acquisizioni radar dei satelliti della costellazione COSMO-SkyMed
18.07.2014
Testo dell’articolo
COSMO-SkyMed è il primo programma spaziale per applicazioni duali (civili istituzionali/commerciali e militari) pensato e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dal Ministero della Difesa e sviluppato da un team di industrie nazionali sotto il controllo dell’ASI. Il Sistema include un Segmento Spaziale ed un Segmento di Terra.
– Il Segmento Spaziale è costituito da una costellazione di 4 satelliti equipaggiati con sensori SAR (radar ad apertura sintetica) ad alta risoluzione operanti in banda X e dotati di un sistema di acquisizione e trasmissione dati altamente flessibile ed innovativo.
– Il Segmento di Terra è composto da infrastrutture per la gestione ed il controllo dell’intera costellazione e per la ricezione, archiviazione, elaborazione e distribuzione dei prodotti.
Le immagini, verranno analizzate dall’Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Scienze della Terra e rese fruibili dalla Cima Foundation, Centri di Competenza del Dipartimento. Le acquisizioni di COSMO-SkyMed – che permettono di monitorare con qualsiasi condizione meteo quello che succede e ogni eventuale sversamento in mare dalla Costa Concordia – saranno affiancate dal servizio GIO EMS Rush (GMES Initial Operation Emergency Management Service), operativo a livello europeo per il supporto alle protezioni civili afferente al programma Copernicus. Il programma, permette di ottenere elaborazioni di dati satellitari provenienti da molte missioni satellitari internazionali, sia radar che ottiche.
Testo redatto su fonte ASI del 16 luglio 2014
Image credit: GeoEye-1/eGEOS/Digitalglobe
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MONITORAGGIO CLIMATICO
Installata al Campo Base del K2 dai ricercatori EvK2CNR la stazione meteorologica di monitoraggio climatico: i dati sono trasmessi in real time ai ricercatori italiani
02.07.2014
Testo dell’articolo
Installata a 4.970 m direttamente su ghiacciaio, a poca distanza dal campo base dove gli alpinisti della “K2 60 years later expedition” stanno progettando le varie fasi per l’attacco alla vetta del K2. Può dirsi dunque raggiunto il primo degli obiettivi scientifici del progetto “K2 60 years later” che coinvolge i ricercatori EvK2CNR. I dati sono disponibili sul sito di EvK2CNR a questo link: K2 REALTIME DATA.
La stazione progettata e messa a disposizione da CAE – principale realtà italiana nel settore del monitoraggio ambientale in tempo reale – è stata sviluppata a moduli per facilitare il complesso trasporto lungo il ghiacciaio del Baltoro ed è dotata di quattro sensori – anemometro, termoigrometro, barometro e albedometro – che permettono di misurare velocità e direzione del vento, temperatura e tasso di umidità, ma anche livello della neve e della radiazione solare netta e di inviare questi dati in automatico ai ricercatori italiani.
“Trasportare la stazione lungo il ghiacciaio, nonostante l’aiuto degli animali e la modularità, non è stato semplice – racconta Marcello Alborghetti, ricercatore e tecnico EvK2CNR e responsabile di questa missione -. Abbiamo lavorato con Madi e l’assemblaggio è stato veloce, così come il posizionamento e la taratura degli strumenti di monitoraggio. La fase più complessa e delicata è stata quella di implementazione del sistema di comunicazione e di invio dei dati”. All’installazione hanno contribuito il personale presente al campo base, coordinato da Alborghetti e da Madi tecnico Pakistano di EvK2CNR che segue il mantenimento delle stazioni meteo nell’area del Baltoro.
“La stazione meteorologica al Campo Base del K2 va ad aggiungersi alle altre 3 stazioni Share già presenti nella regione del Baltoro – dichiara Elisa Vuillermoz, coordinatrice scientifica di EvK2CNR – I dati che verranno forniti vanno così ad incrementare la disponibilità di informazioni climatiche nell’area del Karakorum Centrale. Il monitoraggio di questa area così peculiare è funzionale anche alla comprensione delle dinamiche glaciali nella regione della nota anomalia del Karakorum dove si evidenziano fenomeni di stabilità o lieve crescita degli apparati glaciali, al contrario di quel che avviene nella confinante regione Himalayana dove i ghiacciai tendono invece a regredire.”
La stazione invierà dati per tutto il periodo della durata della spedizione alpinistica che nel frattempo procede nel migliore dei modi. Tutti e nove gli alpinisti del team tra cui gli italiani Simone Origone e Michele Cucchi hanno già raggiunto campo uno. Sei membri del team, i due italiani e quattro pakistani stanno tendando in queste ore di raggiungere campo due nonostante condizioni climatiche complesse a causa del forte vento e della neve.
Testo redatto su fonte CNR del 30 giugno 2014
Per approfondimenti: www.evk2cnr.org – www.share.evk2cnr.org
Image credit: EvK2CNR
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MONITORAGGIO AMBIENTALE
Telespazio e Repubblica di Palau (Oceano Pacifico) avviano un accordo di collaborazione per lo sviluppo di attività per il monitoraggio ambientale del territorio e del mare
06.02.2014
Testo dell’articolo
Il Memorandum of Understanding è stato firmato dall’Amministratore delegato di Telespazio, Luigi Pasquali, e dall’Ambasciatore per gli Oceani e i Mari della Rappresentanza Permanente della Repubblica di Palau presso le Nazioni Unite, Stuart Beck. L’accordo prevede lo sviluppo di attività per il monitoraggio ambientale del territorio e del mare, con particolare attenzione agli effetti del climate change, la gestione delle emergenze causate da fenomeni climatici estremi, la sorveglianza marittima per garantire il rispetto delle attività di pesca, la promozione e il trasferimento tecnologico nel campo dei servizi e delle applicazioni satellitari.
Il 4 febbraio Telespazio e Agenzia Spaziale Italiana (ASI) sono intervenuti al Forum “Healthy Oceans and Seas: a Way Forward”, promosso dalle Nazioni Unite per avviare iniziative concrete a tutela degli oceani e dei mari anche attraverso l’uso della tecnologia. L’evento, reso possibile grazie all’azione della Rappresentanza Permanente Italiana all’ONU, ha consentito a Telespazio e ASI di presentare a una platea di capi di stato e di governo, a istituzioni e organizzazioni internazionali, le attività di monitoraggio ambientale e le applicazioni nel campo della geoinformazione sviluppate dalla controllata e-GEOS (Telespazio 80%; ASI 20%) con i dati della innovativa costellazione
satellitare italiana COSMO-SkyMed.
Telespazio è tra i principali fornitori a livello mondiale di servizi e soluzioni applicative geospaziali, svolgendo tutte le attività relative al mercato dell’osservazione della Terra: dall’acquisizione ed elaborazione dei dati satellitari, allo sviluppo di software e prodotti, fino alla loro commercializzazione. La società partecipa ai principali programmi di osservazione della Terra, tra i quali Copernicus e COSMO-SkyMed, il programma italiano dell’ASI, del Ministero della Difesa e del MIUR, basato su una costellazione di quattro satelliti radar in grado di operare in ogni
condizione atmosferica.
Testo redatto su fonte Telespazio S.p.A. del 5 febbraio 2014
Image credit: Telespazio
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MONITORAGGIO DEL SUOLO
Subsidenza di Venezia: grazie a dati satellitari delle agenzie DLR, ASI ed ESA, uno studio ha permesso di monitorare gli spostamenti del suolo degli ultimi 20 anni
24.11.2013
Testo dell’articolo
Lo studio ha analizzato i fenomeni di subsidenza, il movimento geologico di progressivo abbassamento del suolo e del fondo marino. “I dati satellitari acquisiti nell’ultimo ventennio da sensori in banda C (satelliti Ers e Envisat) e in banda X (satelliti TerraSar-X e Cosmo-SkyMed) hanno permesso per la prima volta di distinguere e quantificare gli spostamenti decennali – o naturali – da quelli di brevissimo periodo, sostanzialmente indotti dalle attività antropiche”, spiega Luigi Tosi dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del CNR, che ha partecipato allo studio. “Se la subsidenza naturale, di lungo periodo è caratterizzata da un valore medio che si aggira su 1 mm/anno, quella antropica può raggiungere valori fino a 10 volte più alti, ed è collegata soprattutto a interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio storico insieme ad attività di manutenzione urbana, come il restauro delle murature delle rive dei canali per garantire la loro stabilità. Tuttavia, le ‘deformazioni’ della città causate dall’attività umana sono temporanee e localizzate, e al completamento dei lavori la città è più stabile”.
Anche la struttura geologica del sottosuolo della città, caratterizzata da zone più sabbiose in alternanza a riempimenti più limosi e compressibili, influenza significativamente il ‘ritmo’ della subsidenza: “Venezia poggia su depositi sedimentari del quaternario: sabbie, limi e argille portate nel corso del tempo dai sistemi fluviali del Po e Brenta. L’assestamento di questo fondo è la causa principale dell’abbassamento naturale”, aggiunge Tosi. “Un ruolo importante è giocato anche dalla forte eterogeneità dei terreni superficiali: la città infatti ha iniziato il suo sviluppo su antiche isole sabbiose ben consolidate nel corso del primo millennio e successivamente si è espansa a seguito di riempimenti di canali e dei bassi fondali lagunari. La parte più antica, che generalmente coincide con l’estensione della città prima del 1500, mostra i tassi di subsidenza inferiori a quelli corrispondenti alle parti di sviluppo urbano più recente, dove la compattazione indotta dal peso degli edifici è ancora attiva. Una certa variabilità degli spostamenti è anche dovuta alle diverse profondità di fondazione e del carico dei palazzi storici”.
Nell’ultimo secolo Venezia è affondata complessivamente di 25 cm: moltissimo se si pensa che il centro storico si trova a soli 90 cm di altezza sul livello del mare. Per questo già da tempo sono stati studiati interventi di rialzo delle pavimentazioni giacenti a quote inferiori al livello di salvaguardia e dei margini delle rive e il risanamento statico dei muri di sponda. “Il nostro monitoraggio ha confermato che in queste aree il terreno ha effettivamente smesso di abbassarsi, un esempio è quello della zona di San Marco. Ma un punto debole rimane quello dei canali. Lo studio ha dimostrato che la componente antropica dei movimenti del suolo è più intensa lungo le rive dei canali principali: una delle cause potrebbe essere l’impatto del moto ondoso. Poiché le zone di subsidenza sono generalmente concentrate lungo i principali canali che delimitano e attraversano la città è possibile ipotizzare che le onde indotte dei natanti sulle fragili murature dei canali contribuisca a indurre dei cedimenti” conclude il ricercatore.
Lo studio è firmato anche da Pietro Teatini del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università di Padova e Tazio Strozzi di Gamma Remote Sensing (Svizzera).
Testo redatto su fonte CNR del 20 novembre 2013
Per approfondimenti: Natural versus anthropogenic subsidence of Venice – Scientific Reports | 26.09.2013
Image credit: L. Tosi et al./Scientific Reports (2013) DOI: 10.1038/srep02710
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MONITORAGGIO DEL’ATMOSFERA
A Lampedusa un progetto internazionale per lo studio dell’atmosfera del bacino del Mediterraneo grazie all’osservatorio climatico dell’ENEA
04.07.2013
Testo dell’articolo
Per la campagna di misure di questo progetto, denominato ChArMEx (Chemistry and Aerosol Mediterranean Experiment), l’Osservatorio Climatico dell’ENEA, presente sull’isola di Lampedusa dal 1997, costituisce un “Super Sito” per la sua collocazione strategica in uno dei siti più meridionali d’Europa, e riveste un ruolo chiave anche per le competenze sviluppate dall’ENEA nell’ambito di programmi internazionali sul clima e alla sua partecipazione alle reti di misura globali. Il Progetto, nato da un’iniziativa francese, coinvolge gruppi di ricerca di tutta Europa; infatti, a Lampedusa collaborano con l’ENEA numerosi Istituti di ricerca internazionali, ed in particolare, per la Francia: LISA, LOA, LSCE, IRCELYON; per la Spagna: Università di Valencia; per la Germania: KIT; per la Svizzera: PMOD e per l’Italia: l’Università di Roma, di Firenze, di Genova e l’INFN.
Dopo la prima di campagna di misure intensive, che è già in corso e durerà un mese circa, seguiranno delle fasi di osservazione per un periodo di due anni per studiare la variabilità giornaliera/stagionale, e misure di lungo periodo per la valutazione delle variazioni climatiche in atto nel Mediterraneo.
La campagna di misure in corso è basata sull’integrazione di osservazioni da terra, su pallone, su aereo, e da satellite. Misure continuative vengono effettuate a terra da Lampedusa e da altri siti del Mediterraneo. Aerei di ricerca, come l’ATR42 francese, di base a Cagliari, effettueranno voli nei cieli di Lampedusa e in altre parti del Mediterraneo. Per questa campagna, l’ENEA ha anche attrezzato un secondo sito di misura presso il Centro dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del CNR di Capo Granitola (Trapani) sulla costa meridionale della Sicilia, circa 100 chilometri a nord di Lampedusa, con cui opera in collegamento.
Tra gli obiettivi della campagna vi è lo studio del trasporto di inquinanti di origine antropica, gas e particolato, e vista la vicinanza con l’Africa, delle polveri desertiche, nonché la caratterizzazione delle loro proprietà chimiche, fisiche ed ottiche, sia in superficie che in quota. Particolare attenzione sarà rivolta all’inquinamento prodotto dal traffico navale, molto intenso nel Canale di Sicilia.
L’insieme delle misure acquisite durante la campagna permetterà di studiare l’influenza esercitata dal particolato sul bilancio energetico in superficie ed in atmosfera.
Testo redatto su fonte ENEA del 20 giugno 2013
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